Quando i pazienti, che necessitano l’intervento di cataratta, presentano problemi maculari, è necessario programmare una terapia adatta preoperatoria perché l’intervento non abbia influenza negativa sulla macula già sofferente. In una ridotta percentuale di casi, nei pazienti operati di cataratta, la visione può non avere un recupero totale per la comparsa di edema retinico maculare come risultato della sofferenza dell’atto chirurgico. Per evitare che questo avvenga o per ridurre al minimo il rischio è necessario fare una distinzione tra pazienti ad alto rischio e pazienti con rischio ridotto.
E’ utile ricordare che un paziente con cataratta, il cui occhio presenta strutture anatomiche normali, il rischio di comparsa di edema è praticamente nullo. Non è necessaria alcuna terapia aggiuntiva particolare di supporto preoperatorio e postoperatorio, se non antibiotici ed antinfiammatori steroidei e non steroidei. Nel caso in cui l’occhio sia a rischio, è utile una terapia più prolungata e a dosi più elevate. Ad esempio, in un occhio che presenta uveite è utile una terapia a base di cortisone compresse. In un paziente diabetico è importante uno stretto controllo metabolico oltre alle terapie specifiche. In pazienti con malattia maculare senile è utile distinguere la forma atrofica (secca) da quella neovascolare (umida).
Può avvenire, anche se in percentuale ridotta, che una degenerazione maculare umida si riattivi dopo la chirurgia. Esistono esami clinici e strumentali che permettono l’analisi retinica particolareggiata come la tomografia ottica coerente (OCT), la fluorangiografia retinica e la microperimetria che riescono a definire anche solo piccole modifiche dovute al trauma chirurgico.

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